4 strategie per gestire efficacemente le classi difficili

A cura dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.

Non c’è dubbio: qualcosa è cambiato. la società, i giovani, le relazioni, le informazioni, il lavoro, la famiglia; e la scuola? No, la scuola forse non è cambiata, o almeno, non abbastanza: si è solo adattata. adattata con nuove tecnologie, con nuove metodologie didattiche, con una revisione dei programmi. Ma questo adattamento non può incidere sul sistema, non ha la forza di modificare il comportamento; certo, può produrre successi che però troppo spesso rimangono isolati e occasionali facendo dell’insegnante una della professioni più “a rischio”: insoddisfazione, disillusione, frustrazione, demotivazione sono alcuni degli stati d’animo che molti insegnanti e forse anche tu provi quotidianamente:

“Agli inizi della mia carriera mi vedevo a capo di una allegra banda di studenti, con tanta voglia di imparare, di esplorare, di scoprire. Non è stato così. L’insegnamento non mi entusiasma più, temo ogni nuova classe, ogni nuovo giorno. E così pure gli studenti. Mi sento come un negriero che spezza la frusta sulla  testa di un branco di buoni a nulla il cui solo interesse è quello di smettere il prima possibile di lavorare. Essi mentono, ingannano, si mettono l’uno contro l’altro, sembrano avere un solo interesse, cioè quello di fare il meno possibile e di essere ugualmente promossi”. (Gordon, 1991, p.36).

Il cambiamento allora deve andare al cuore del sistema scolastico, rivedendone le finalità e promuovendo le attività e le strategie che privilegiano la relazione.

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