Biologia e psicologia a confronto per scoprire le radici dell’ansia | Joseph Ledoux al convegno del 14 ottobre

Secondo il neuroscienziato statunitense Joseph Ledoux, l’ansia è il prezzo che paghiamo per essere umani: un processo complicato, in cui agiscono insieme elementi cognitivi e reazioni biologiche.  E comprenderne le diverse componenti può aiutarci a definire terapie efficaci. E’ questo il tema che Ledoux – autore di best-seller della divulgazione scientifica come il recente Ansia, come il cervello ci aiuta a capirla (Raffaello Cortina 2016) – affronterà nel suo intervento al convegno La relazione psiche-cervello e le nuove prospettive per la psicologia, il 14 ottobre a Roma.

Organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi in collaborazione con SIPNEI, nell’ambito della Giornata Nazionale della Psicologia, l’incontro vuole fare il punto su nuove frontiere della ricerca che mostrano un legame sempre più stretto tra processi psichici e organizzazione biologica, confermando l’interdipendenza mente corpo.

Un tema che Ledoux affronterà parlando di ansia e paura, “processi che mettono insieme diversi elementi, come stimoli fisici, ricordi di esperienze precedenti ma anche il modo in cui la nostra coscienza percepisce la nostra reazione” spiega il ricercatore. Conoscere meglio questi meccanismi, individuando la relazione tra ansia e stress patologico -“due concetti molto simili, studiati separatamente per ragioni storiche”, osserva Ledoux – aiuta a individuare  le strategie più efficaci per riprendere il controllo delle nostre reazioni fisiche ed emotive.

Un intervento che si colloca nell’ambito di una riflessione – nella Giornata dedicata alle Periferie esistenziali – sulla relazione tra benessere e disagio sociale, e sull’efficacia degli interventi di prevenzione. Lo psicologo Andrew Steptoe , direttore dell’Istituto di Epidemiologia e Assistenza Sanitaria dell’University College di Londra, parlerà della relazione tra infiammazione e benessere emozionale, mentre altre relazioni saranno dedicate al rapporto tra imaging e clinica, alla plasticità cerebrale e al rapporto tra l’ambiente in cui viviamo e le nostre capacità cognitive.