Capitolo 5 – Una Comunità di valori e di professionisti

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Professione e valori. Una società ha bisogno di Valori e soprattutto di valori condivisi che pongano al centro il rispetto reciproco, la solidarietà umana e la dignità degli esseri viventi. I valori rappresentano una delle basi della nostra vita: le scienze psicologiche mostrano come i nostri comportamenti, le nostre azioni, le relazioni che abbiamo con le persone a cui siamo legati e gli altri dipendono in buona misura dai nostri valori.

La psicologia è per sua natura promotrice dei valori universali e fondanti, necessari allo sviluppo armonico del singolo, dei contesti e della società nel suo complesso e la Comunità professionale – al suo interno e verso gli altri – deve essere un testimone attento e consapevole del concreto «valore dei Valori» per la vita umana e la convivenza.

Pertanto l’Ordine, anche nel rispetto del Codice Deontologico, si impegnerà affinché il clima interno alla Comunità professionale – ad ogni livello e in tutti gli strumenti e canali di confronto e comunicazione interni ed esterni – sia improntato al massimo rispetto reciproco, al confronto sereno e costruttivo, alla gestione positiva e non strumentale dei conflitti.

Allo stesso tempo l’impegno sarà per fare della nostra Comunità professionale un momento significativo per la promozione dei valori e del loro ruolo nella vita umana nell’attuale contesto sociale.

Da questo punto di vista l’Ordine intende darsi promotore di una “Carta dei Valori” che dovrebbe essere posta a base dell’agire della professione, anche aperta al confronto costruttivo e alla condivisione con le altre professioni, a cominciare da quelle della salute. In questa ottica va riletto  il “Codice Deontologico” per verificarne l’adeguatezza al nuovo ruolo della professione ed eventualmente revisionarlo nell’ambito di un percorso partecipato e condiviso.

Il concetto di “comunità professionale” implica anche la volontà di promuovere l’effettiva partecipazione e la dignità dei suoi componenti a tutti i livelli, questo non significa solo l’adozione di strumenti come i referendum consultivi su argomenti di peculiare rilevanza, ma anche la verifica delle condizioni della comunità nel suo complesso e nella sua evoluzione mediante indagini ed analisi conoscitive puntuali.

Comporta anche momenti simbolici, che sottolineano l’ingresso nella comunità stessa, l’impegno al rispetto dei principi etici e deontologici e le responsabilità di professione per la salute, come l’”Impegno Solenne” che è già stato adottato da diversi consigli territoriali e che va reso un momento di passaggio unitario ed omogeneo per tutti, come accade per diverse altre professioni.

Nell’ottica di una cultura dei valori, peculiare rilevanza riveste il tema della pari dignità tra le persone, rifuggendo da ogni discriminazione basata su religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, genere ed orientamento sessuale, disabilità. L’Ordine si impegna in questo ambito a portare avanti azioni contro la violenza basata su tali discriminazioni ed a promuovere la tutela psicologica delle persone coinvolte. In particolare si farà promotore di azioni volte alla prevenzione della violenza di genere e per assicurare alle persone coinvolte una adeguata assistenza psicologica.

Crescita qualitativa e quantitativa: un binomio da affrontare. La comunità professionale nel suo complesso – vedi grafico 6 – è stata protagonista della migliore performance di crescita tra tutte le professioni. In 20 anni la sua quota di mercato è passata da 156 milioni di euro a quasi un miliardo: un aumento di oltre sei volte, costante nel tempo con una media annua di oltre il 10%. A fronte di questa performance collettiva, la situazione degli psicologi a livello individuale è invece molto problematica: un reddito medio netto annuo di 13.767.000 euro, che oscilla tra la “punta” di circa 19 mila nella fascia 60-65 anni e neanche 6 mila per i colleghi con meno di 30 anni di età [1].

Una situazione molto difficile che denuncia la difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro, certamente figlia della particolarità italiana che vede uno psicologo ogni 535 abitanti, che pone l’Italia al vertice mondiale del numero di psicologi per abitante.

La tabella 7 illustra la situazione in diversi Paesi europei e USA in base agli ultimi dati reperibili e comparabili, secondo il parametro psicologi per 100 mila abitanti.

E’ evidente che un più adeguato impiego della professione può migliorare questa situazione ma è altresì evidente che la Comunità professionale deve aprire un confronto molto serio sul tema, anche per salvaguardare la dignità dei suoi componenti e l’immagine della professione nel suo complesso, ponendosi inoltre il tema – di concerto con l’ENPAP e l’Università per le rispettive competenze – di fornire sostegno alle situazioni più svantaggiate e di valutare tutti i possibili cambiamenti e articolazioni nell’offerta di formazione in area psicologica.

Va inoltre evidenziato che queste considerazioni riguardano solo ed esclusivamente i redditi degli iscritti alla cassa di previdenza ENPAP, che coincidono con gli Psicologi che in Italia svolgono in qualunque forma autonoma la professione. Essi risultano (vedi grafico 8) neanche la metà degli iscritti all’Ordine. Certamente tra i non iscritti Enpap ci sono anche quegli Psicologi dipendenti (del SSN, di strutture pubbliche o private) che non svolgono anche attività libero professionale. Varie stime collocano questi ultimi in alcune migliaia, un dato quindi che non modifica il quadro complessivo descritto, anche tenendo conto che a questi corrisponde un numero simile di iscritti Enpap che dichiarano un reddito pari a 0. Un dato – metà degli iscritti all’Ordine che non esercitano la professione – unico tra le professioni regolamentate e che impone un serio approfondimento e riflessione, anche per tutte le ricadute negative interne ed esterne che questo implica.

Come si evince dal grafico 8, ma ancor più chiaramente dal grafico 9, l’Ordine degli Psicologi ha avuto un incremento di iscritti che non ha eguali – per andamento – con nessuna altra professione regolamentata: siamo passati dai 35.000 iscritti del 2000 agli oltre 113.000 attuali. Nel 2024 in base all’attuale trend in Italia ci sarà un offerta 4 volte superiore a quella del 2000.

Risulta evidente che la Comunità Professionale deve interrogarsi seriamente sulle implicazioni che questo dato comporta, sia per la professione nel suo complesso che per i singoli individui che intendono intraprendere questa professione o che già si stanno confrontando con il mercato del lavoro.

In questo ambito appare necessaria una maggiore collaborazione con la Cassa di Previdenza che rappresenta una grande risorsa ed un grande patrimonio di tutta la Comunità professionale. L’ENPAP ha tra i suoi importanti compiti quelli di promozione e sostegno al reddito dei professionisti, potendo in base alla più recente normativa (ad es. DL 76/2013) destinare risorse per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, per attività di assistenza e welfare in favore degli iscritti. Risultano evidenti le potenzialità che possono scaturirne soprattutto se tale peculiare ruolo viene svolto in sinergia con le linee di sviluppo della professione portate avanti dall’Ordine.

[1] Secondo i più recenti dati dell’Enpap (redditi 2018) il reddito medio è salito a 14.300 euro annui: una buona notizia che tuttavia non modifica il quadro generale.

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