Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2020

Ogni tre giorni quest’anno in Italia è stata uccisa una donna. Con il lockdown  gli omicidi sono diminuiti, i femminicidi no.

Come sempre le vittime sono in prevalenza mogli separate, ex fidanzate, partner che hanno deciso di chiudere un rapporto: donne che hanno detto NO.

Non si parla di raptus, ma di strage: da molti  anni, troppi,  i numeri parlano chiaro.

Siamo di fronte ad un fenomeno devastante, in cui l’incapacità di un uomo a  tollerare il conflitto e la separazione genera tout court l’eliminazione dell’”oggetto” che non è più controllabile.

Di fronte a me non ho una persona, ma “qualcosa” che mi dice “no” ed è un “no” che non  posso accettare; di più, non posso pensarlo.

Abbiamo una grande responsabilità e un grande compito: ribaltare la cultura del controllo, di un  potere maschile che, dopo tutte le frustrazioni  subite, si scarica sull’”utente finale”: la donna, il suo corpo, la sua psiche.

Femminicidio, violenza sessuale, violenza fisica, violenza psicologica, violenza economica: sono declinazioni della stessa riduzione ad oggetto finale di potere.

Il 25 novembre è un’occasione per fermarci a riflettere, ma poi bisogna ripartire e combattere, giorno dopo giorno, con programmi formativi ed interventi sistematici che investano l’intero contesto sociale.

Noi psicologhe e psicologi ci siamo.